“È avvenuto, quindi può accadere di nuovo”

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40)

Oggi 27 gennaio 2022 si celebra la giornata della memoria. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio, perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Poche persone si salvarono dallo sterminio. Uno tra i sopravvissuti ai campi fu Primo Levi, che ha dedicato tutta la vita al ricordo di quel drammatico periodo vissuto. Con queste parole concluse la sua prosa “Se questo è un uomo”:

“Meditate che questo è stato:
Scolpitelo nel vostro cuore.
Stando in casa o andando per via,
coricandovi o alzandovi,
ripetetelo ai vostri figli”

“La foto che vedete l’ho scattata durante le riprese. La cosa che più ti colpisce in quel luogo, oltre a ciò che vedi e che senti dentro, è il silenzio sinistro che ti circonda. È come se tutto fosse fermo nel tempo”. ( A. Angela)

Un’altra sopravvissuta allo sterminio è Liliana Segre, oggi senatrice a vita della nostra Repubblica, che si è dedicata a testimoniare ai giovani nelle scuole le atroci sofferenze che ha subito da ragazza, tredicenne, in quei campi di morte. Così racconta l’ultimo periodo di prigionia quando i carnefici stavano scappando per l’arrivo dei soldati russi:

Io avevo odiato, per tutto il tempo della mia prigionia, i miei persecutori, li avevo odiati con una forza enorme e in quel momento, quando vidi il comandante di quell’ultimo campo vicino a me spogliarsi e buttare divisa e rivoltella, ai miei piedi pensai: «Adesso, con grande fatica, vista la mia debolezza, mi chino, prendo la pistola e lo uccido». Mi sembrava il giusto finale per quello che avevo visto e sofferto, per quello che avevo visto soffrire e morire intorno a me. Un attimo. Una tentazione fortissima. Ma, in quell’attimo stesso in cui ebbi la tentazione di uccidere, capii che io ero diversa dal mio assassino, che io non avrei mai potuto uccidere nessuno per nessun motivo.

Molto intensa e profonda questa poesia di Joyce Lussu, che ci fa immaginare in una sola foto scattata, come in un fermo immagine, la drammaticità della vita vissuta dai bambini in quei campi di morte

C’è un paio di scarpette rosse
C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove.
C’è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buchenwald.
Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi di ciocche nere e castane a Buchenwald.
Servivano a far coperte per i soldati.
Non si sprecava nulla e i bimbi li spogliavano e li radevano prima di spingerli nelle camere a gas.
Erano di un bimbo di tre anni, forse di tre anni e mezzo.
Chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni,
ma il suo pianto lo possiamo immaginare, si sa come piangono i bambini.
Anche i suoi piedini li possiamo immaginare.
Scarpa numero ventiquattro per l’eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse a Buchenwald, quasi nuove, perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole…

Ora non dobbiamo pensare che questi avvenimenti, poiché sono accaduti tanti anni fa, oggi non possono accadere. E’ proprio di qualche giorno la notizia che ha presentato denuncia alla stazione dei Carabinieri di Livorno il padre del bambino di dodici anni insultato e picchiato perché ebreo da due ragazzine di 15 anni. Le due ragazzine, oltre ad aver picchiato il dodicenne e avergli sputato, riferendosi proprio al fatto che il bambino fa parte di una famiglia ebrea, avrebbero aggiunto: “Ti mettiamo nel forno“. 

Istvan Reiner, 4 anni, sorride per una foto, poco tempo prima di essere ucciso in una camera gas ad Auschwitz

Come si può notare il germe del razzismo è ancora vivo e tutto quello che è accaduto già oggi si ripete in certe nazioni, ma anche nella vita ordinaria della nostra società “civilizzata”. Ecco perché anche Papa Francesco ha voluto ammonirci sull’argomento:

Ricordare è una espressione di umanità, ricordare è segno di civiltà, ricordare è condizione per un futuro migliore di pace e di fraternità, ricordare è anche stare attenti perché queste cose possono succedere un’altra volta, incominciando dalle proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo e finendo a distruggere un popolo e l’umanità. State attenti a come è incominciata questa strada di morte, di sterminio, di brutalità.

(Nicola Di Martino)

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